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Gli Artisti Del Millennio #81: BLACK KEYS

Gli Artisti Del Millennio #80: BURIAL

È lo spirito del tempo: un gruppo dell’Ohio, chitarra-voce-batteria, diventa celebre perché ripesca la tradizione blues-rock del trentennio 50s – 60s (Junior Kimbrough, Howlin’ Wolf, Robert Johnson). Icona dell’indipendenza dal mainstream, sono il conservatorismo del rock, ma anche la sua leggenda: la musica dei giovani che scientemente si fa classica, eterna, calligrafica. Mentre il mondo della musica si muove verso il digitale, la fruizione liquida e sempre più ubiquitaria, loro puntano su tour estenuanti, dove fanno rivivere gli anni d’oro a chi è nato due generazioni dopo. Mica vero che la loro proposta è alternativa, bastava impacchettarla nel modo giusto, come fanno con Brothers (’10): tre Grammy e oltre 1 milione di copie.

A guardarla con cinismo e un po’ di ottusità, è una minestra riscaldata quella di The Big Come Up (’02) e Thickfreakness (’03). Black Sabbath, Led Zeppelin, Rolling Stones, Cream sono solo alcuni dei punti di riferimento, con qualcosa dell’energia virulenta degli Stooges a colorare i momenti più rumorosi e un tocco di Jimi Hendrix. Nei 90s citano i Jon Spencer Blues Explosion, ma senza seguirne le fusioni più azzardate né le scorribande più efferate ed assordanti. Fra i contemporanei, gli White Stripes sono il più scontato paragone (persino il nome è simile!). Non c’è una vera rielaborazioni, né novità nelle tematiche, né cose nuove in generale. Rubber Factory (’04) continua con questo semplice blues-rock graffiante, e manda a memoria i brani: quello aggressivo, quello più calmo, quello lascivo, quello col riff granitico. Magic Potion (’06) tributa, o forse banalmente imita, l’hard-rock inglese. Attack & Release (’08) rimane retrò come da tradizione, ma propone arrangiamenti più ricchi. Per la band è una via di fuga dalla ripetizione, così Brothers (’10) prosegue inserendo funk, r’n’b, pop. Il prezzo da pagare è la perdita di quella ruvidezza mid-fi. El Camino (’11) prova a recuperarla insieme all’energia di un tempo, ma questo rock’n’roll anabolizzato e rivenduto al pubblico dei 10s è furbetto, appiccicosamente orecchiabile e terribilmente ruffiano. Persino la loro folle corsa infine rallenta: passano 3 anni per Turn Blue (’14) e altri 5 per “Let’s Rock” (’19), peraltro opere trascurabili.

Il piccolo pubblico dei primi 4 album lascia il posto ai quattro dischi di platino dell’uno-due BrothersEl Camino. Poi il pubblico gli abbandona. Metascore spesso sopra gli 80, buoni piazzamenti su Rate Your Music. Fra vent’anni, ci scommetto, sarà difficile spiegare anche solo una loro citazione negli album di inizio secolo.

Classificazione: 1 su 5.

Gli Artisti Del Millennio #82: FOUR TET

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